Vito Teti è Vito Teti. L’enunciato appare come una palese ovvietà, ma non lo è: sovente le cose non sono come appaiono.
Vito Teti è unico: parole che passano di bocca in bocca, lo dicono in tanti. È unico per due ragioni. La prima: Vito Teti è stimatissimo professore di Etnologia all’Università della Calabria e autore di numerosi libri.
La seconda: Vito Teti è così come appare, senza maschere di simulazione, senza infingimenti, un grande pensatore che, prima di dire le cose, si documenta, ascolta, viaggia, incontra gente, non risparmia energie e solo dopo scrive, solo dopo attente ricerche e meticolose analisi sul piano empirico. Scrive tanto, scrive bene e senza banalità perché ha le fonti: non è poco.
Se ne sono accorti oggi, sabato 28 maggio, a Cerva dove, nella bellissima sala multimediale del Comune, lo scrittore calabrese ha incontrato gli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo “Corrado Alvaro” di Petronà per presentare il suo ultimo lavoro “Terra inquieta, per un’antropologia dell’erranza meridionale.”
L’iniziativa rientra nel cartellone delle manifestazioni del seguitissimo progetto regionale di lettura Gutenberg 14, di cui è responsabile Rosetta Falbo, anche dirigente scolastica della scuola di Petronà, Cerva e Andali.
L’educatrice di Sersale ha curato la prolusione dell’incontro letterario, parlando di Vito Teti “come persona straordinaria che parla spesso della Calabria, sottolineando le cose che vanno bene e quelle che vanno male.” Ancora al preside Falbo con un edificante auspicio: “Spero che tanti alunni della mia scuola possano incontrare Vito Teti all’università.”
Subito dopo, Vito Teti ha risposto alle interessanti domande della professoressa di lettere Caterina Dragone e non ha usato frasi di circostanza, con un eloquio pieno di imprevisti e foriero di tanti applausi.
Ha detto l’atteso oratore: “Mi chiedo quando la politica si accorge che le aree interne stanno morendo. E se si svuotano i paesi, si perdono anche le storie, le memorie. Come un paese senza campanile: ci si sente smarriti. I piccoli paesi hanno ancora tante cose da raccontare, ma serve inquietudine sana, mobilitazione. Non ci si può limitare alla rassegnazione, alla lamentela.”
Per Vito Teti è ancora imperante in Italia “una cultura antimeridionalista fatta di preconcetti, di pregiudizi, di etichette appiccicose che se vengono attaccate, poi è difficile rimuoverle.”
La soluzione per un sud migliore è presto detta: “Ci hanno dipinti come arretrati, barbari, mafiosi, oziosi. Non è vero. La storia non ci ha sorriso, vedi terremoti, malaria, disoccupazione, emigrazione, ‘ndrangheta, conflitti, campanilismo, separatezza, inettitudine della politica. Ora è arrivato il momento di voltare pagina, ma alcuni gesti vanno fatti, partendo dalle piccole cose. Basta apatia.”
Vito Teti, nell’epilogo del suo applaudito intervento, ha fatto notare agli astanti che la Calabria non ha una cineteca, non ha una fototeca, non ha quindi memoria. Non una semplice constatazione, ma una sfida: la Calabria ha 306 comuni e basterebbe mandare due laureati in ogni paese per raccogliere memorie, foto, numeri, parole, aneddoti, immagini e storie.
Un’ide a che l’etnologo calabrese va proponendo da tempo, ma non possono rispondere quanti ancora non hanno capito che il passato non passa ed è il viatico ineludibile per costruire il presente e immaginare il futuro. Vito Teti fa scuola senza tediare.
Enzo Bubbo
Professore e giornalista.