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Gli studenti hanno conosciuto il medico dei migranti, anche ambasciatore Unicef

Pietro Bartolo non ha quasi mai tempo libero: preferisce salvare vite umane.

Il medico di Lampedusa fa il suo lavoro in condizioni quasi impossibili: si occupa di migranti nella più grande emergenza umanitaria dei nostri giorni.

Lo fa da 26 anni senza risparmiarsi e con tanta empatia.

Ne sanno qualcosa gli studenti del liceo scientifico di Sersale, dirigente scolastica Rosetta Falbo, che ieri, sabato 27 maggio 2017, ore 17.30 presso auditorium di Porta del parco, hanno incontrato Pietro Bartolo, nominato da poco anche ambasciatore di buona volontà dell’Unicef.

L’incontro, introdotto dalla proiezione del docufilm “Fuocammare” di Gianfranco Rosi, rientra nelle iniziative del calendario del Gutenberg 15, rassegna regionale di lettura pensata per avvicinare i ragazzi ai libri, rassegna itinerante con più di 50 scuole coinvolte in Calabria.

Pietro Bartolo ha presentato il libro “Lacrime di sale” scritto insieme alla giornalista del Tgr Lidia Tilotta ed editato da Mondadori.

La dirigente scolastica degli istituti superiori di Sersale Rosetta Falbo ha sottolineato l’importanza dell’incontro, asserendo che “la rassegna Gutenberg ha quest’anno come tema “Senza confini”, tematica che ben si addice all’incontro con Pietro Bartolo, un esempio di generosità e simbolo di filantropia. Difficile trovare una persona come lui e ci sentiamo fortunati di averlo presentato ai nostri alunni.”

La professoressa Rosella Guarnieri ha proferito parola per smentire  un diffuso luogo comune: “I migranti non sono numeri, ma sono persone.”

Ecco i due attesi oratori: una giornalista molto preparata e un medico molto impegnato.

L’idea del libro “Lacrime di sale” è stata della giornalista Livia Tilotta.

Nel rivendicare l’idea del libro come patrimonio da preservare per i posteri, la scrittrice ha esortato l’uditorio a “immedesimarsi nel dramma dei migranti che soffrono non solo fisicamente”, aggiungendo che “Lacrime di sale” non è un romanzo, ma è realtà, parla di tragedie che oggi interessano  la  Siria, ma domani potrebbe parlare di noi.”

Il folto uditorio ha contato impaziente i minuti che separavano dall’incontro con Pietro Bartolo: ne è valsa da pensa.

Quando parla, il medico di Lampedusa ha la voce rotta dall’emozione, sovente piange perché rivede se stesso tra i migranti, rivede se stesso e le impietose immagini di morte,   commuove e si commuove: “ Amo ascoltare i migranti e non tutti hanno la fortuna di raccontare. Fare il medico non vuol dire non soffrire. Abbiamo curato quasi 300mila persone in 26 anni. Ho visto naufragi, come quello del 3 ottobre 2013, con centinaia di morti e racconto storie che fanno star male, ma tant’è. Sono il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche nel mondo, spesso di bambini. I migranti sono persone come noi, persone che cercano un mondo migliore e scappano da guerre, torture, fame. Siamo figli dello stesso mare. La loro non è una scelta. Il G7 era l’occasione per occuparsi dei migranti, ma non l’hanno fatto nel modo giusto.”

Pietro Bartolo ha elogiato i lampedusani “per encomiabile spirito di accoglienza senza mai un lamento” e ha stigmatizzato “il terrorismo mediatico che è un crimine perché spaventa la gente associando i migranti a malattie infettive, disinformazione, terrorismo.”

Verità? No, bugie o fake news confezionate ad arte per creare allarmismi infondati.

Per il medico di Lampedusa “ i cittadini  occidentali sono  i responsabili delle condizioni in cui versano i paesi poveri e tocca agli stessi occidentali accogliere chi sta male.”

Pietro Bartolo: uno così nasce una volta ogni 100 anni e va dritto dritto nei libri di storia.

Lo merita chi considera il proprio lavoro non solo una professione, ma anche una vocazione che sa tanto di missione.

Non solo dichiarazioni di intenti, ma anche  fatti: gli studenti del liceo scientifico di Sersale hanno raccolto offerte tra gli astanti da destinare al campo di accoglienza di Lampedusa.

Enzo Bubbo

prof. e giornalista

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